‘A Izmir ho trovato casa, una bella casa’, Padre Alessandro Amprino parla della sua esperienza in Turchia
Ci sono dei percorsi che per certi aspetti sono segnati, esito di richiami primordiali o celesti. La Turchia, si sa, é un vero e proprio crocevia di culture, popoli e religioni che in questa terra si sono incontrati e sviluppati, mettendo le proprie radici. E quelle radici sono forse la chiave per cogliere il percorso di Padre Alessandro Amprino, di origine torinese, classe 1991, che a Izmir oggi ha trovato di recente la sua nuova casa e come lui stesso afferma: ‘E’ proprio una bella casa’. In realtá, il suo approccio con la Turchia risale ad anni addietro quando vi era arrivato come turista. ‘Mi era piaciuta molto questa terra, ma non avevo mai preso in considerazione il fatto di poter venire a vivere qui. Oggi mi fa effetto vedere le navi da crociera che tornano ad attraccare nel porto di Izmir e le centinaia di turisti che scendono da queste città galleggianti alla scoperta di luoghi nuovi ed affascinanti’. Così esordisce Alessandro, ripercorrendo i ricordi del primo viaggio compiuto nel 2006. ‘Mai avrei immaginato che, dopo circa quindici anni, quella città all’epoca a me praticamente sconosciuta, sarebbe diventata la mia casa, il luogo dove sono chiamato a vivere il ministero sacerdotale’, racconta pieno di entusiasmo. Il percorso che lo conduce stabilmente in Turchia inizia a Natale 2017, durante il suo percorso formativo verso l’ordinazione sacerdotale. ‘Nel precedente mese di ottobre si trasferì a Izmir un confratello con il quale mi lega un rapporto molto forte di stima, di fiducia e di amicizia. Venne qui per dare nuova energia alla comunità parrocchiale presente ad Alsancak, antico quartiere europeo di Izmir, che attraversava un momento di grande difficoltà ed incertezza dopo la morte del sacerdote che l’aveva guidata per oltre quarant’anni’, continua Padre Alessandro, confidando alcuni dei suoi timori nel separarsi da un caro amico. Preoccupazioni che, tuttavia, hanno ben presto lasciato il posto all’emozione di raggiungerlo per dargli una mano nella preparazione e celebrazione delle imminenti solennità natalizie. ‘Quel Natale a Izmir fu un’esperienza che difficilmente posso esprimere a parole. Ogni persona che incontravo, ogni cosa che vedevo o facevo, ogni dettaglio catturava la mia attenzione. Ricorderò sempre quel primo Natale turco. Un Natale diverso dai precedenti, eppure, come raccontai al rientro in Italia, forse il più autentico’, afferma con estrema genuinità. Alla gioia per aver ritrovato l’amico si sono poi gradualmente aggiunti il desiderio di trascorrere del tempo in una terra che sempre più interpellava il suo cuore e così Izmir è diventata una meta fissa dove trascorrere momenti di vacanza e servizio fino a quando, dopo essere stato ordinato sacerdote dall’allora Arcivescovo della città, è stato assegnato ufficialmente alla parrocchia del Santo Rosario di Alsancak nel centro di Izmir, dove giunge stabilmente nel settembre 2021. In quella che è una delle città più belle della Turchia, Alessandro Amprino svolge, tra le altre cose, l’incarico di Cancelliere arcivescovile presso la Curia. ‘Il mio dovere principale, assimilabile a quello di un notaio, consiste nel garantire che tutti gli atti ufficiali della Diocesi siano opportunamente redatti, archiviati e trasmessi agli interessati. Sono inoltre il responsabile dell’ufficio diocesano per le celebrazioni liturgiche. È stato istituito l’anno scorso ed è, secondo quello che sappiamo, il primo a nascere in Turchia’, spiega con il sorriso che gli illumina costantemente il volto. Pur consapevole delle responsabilità affidategli, Alessandro conduce la sua missione con estrema serenità ed entusiasmo, cercando di scorgere la vita delle persone dietro le carte che passano dal suo ufficio, appagato anche dal contatto con la comunità parrocchiale, una delle più estese della città, dove è vice parroco. ‘Le attività della nostra comunità non sono in fondo diverse e meno intense di quelle di altre parrocchie in Europa o altrove: celebrazioni, catechismo e così via. In questi anni ho capito una cosa: qui, più che altrove, i piccoli gesti, come tenere aperte le porte della chiesa per accogliere i visitatori, assumono un valore particolare, da non trascurare con leggerezza’, chiosa con certo orgoglio, ribadendo: ‘Oltre agli incarichi “ufficiali” credo che la mia principale occupazione in Turchia sia quella di scoprire. Conoscere la storia, la cultura, le usanze. È molto importante che io apprenda sempre meglio la lingua turca: le lezioni impiegano una buona parte del mio tempo (più di quello che ahimè testimoniano i risultati). Mi piace leggere libri che parlano della Turchia, conoscere l’arte e la cultura della Turchia, assaggiare il cibo turco. È stato motivo di un simpatico orgoglio sapere che uno dei piatti più diffusi, l’İskender Döner è mio omonimo (İskender in turco corrisponde al nome Alessandro). Mi pacerebbe andare un po’ di più in giro, oltre Izmir e i suoi dintorni (che pure sono uno scrigno che nasconde tesori inestimabili)’. Insieme alla conoscenza e alla scoperta, intessere rapporti umani e costruire amicizie rientrano tra le priorità di Padre Alessandro che condivide con noi un significativo aneddoto. ‘In inverno ho trascorso qualche ora in compagnia di una studentessa che era interessata, per la sua attività accademica, a conoscere la mia esperienza. Ad un certo punto mi ha fatto una domanda che mi ha colpito profondamente: “Padre, lei ha amici musulmani? Le piacerebbe averne?” La prima risposta è stata un no, dovuto forse al fatto che da troppo poco tempo vivo in Turchia. Alla seconda domanda ho capito subito che non era possibile rispondere semplicemente “sì”. Per essere completa, la mia risposta doveva diventare intenzione seria, impegno concreto, preghiera fiduciosa. E il primo passo abbiamo deciso di farlo noi due, quello stesso giorno. E, a partire da quel momento, posso dire di aver visto già molti germogli promettenti’. Un approccio sincero e profondo che porta alla luce la straordinarietà del sacerdote che sin dal primo vero incontro con la Turchia e la sua gente ha ricevuto in dono sostegno ed ospitalità. ‘Non dimenticherò mai il viaggio del 21 dicembre 2017, il vero inizio della mia vita in Turchia. Per ragioni di maltempo il volo da Bologna a Istanbul fu deviato su Ankara e solo dopo qualche buona mezz’ora fermo sulla pista poté raggiungere la sua destinazione. Naturalmente perdetti la coincidenza per Izmir’, così Alessandro narra del suo incontro con il Paese senza lesinare particolari sulle proprie emozioni e sull’inaspettato. ‘Devo ammettere che oltre alla stanchezza, ero anche un po’ preoccupato: un ambiente completamente nuovo, senza potermi spiegare bene. Oltre alla cordiale competenza del personale della compagnia aerea, non dimenticherò mai l’aiuto che mi offrirono alcuni passeggeri del mio volo che dall’Italia dovevano raggiungere Izmir per far visita alle loro famiglie durante le vacanze natalizie’. Si trattava di turchi residenti in Italia per ragioni di lavoro, che lo aiutarono ad orientarsi in aeroporto e ad ottenere il biglietto per il nuovo volo verso Izmir. ‘Ci siamo fatti compagnia nelle ore trascorse in attesa di raggiungere la nostra destinazione. Ci conoscevamo da qualche minuto, eppure mi parlavano come se fossimo conoscenti di lunga data. Le cose non cambiarono (o forse cambiarono in meglio) quando spiegai loro che mi stavo preparando a diventare prete e che andavo a Izmir per dare una mano alla comunità cristiana presente in città’, conclude sorridente. Come Alessandro stesso conferma, difficilmente in Turchia si rimane soli, senza qualcuno disposto ad aiutare, a far sentire a proprio agio e benvoluto. ‘Sovente le conversazioni, anche con persone mai viste prima, diventano interviste sulla tua vita personale, ma non è mai banale curiosità. È evidente il desiderio di “costruire un ponte”, spiega descrivendo i turchi come ‘ popolo operoso e caratterizzato da una speciale leggerezza, che però non è mai menefreghismo o frivolezza, quanto piuttosto la capacità di portare con positività il peso della vita quotidiana traendo da questo il massimo vantaggio’. Della Turchia Padre Amprino è certamente affascinato dai panorami di Izmir, da ciò che si può vedere dal Kadifekale (L’antica fortezza che domina la città) o dalla visuale del golfo. ‘Sono paesaggi che vedo ogni giorno, ma non mi stanco mai di ammirarli. Lo confesso: qualche volta sono arrivato in ritardo al mio lavoro in Curia perché mi sono attardato nel godermi questi panorami. E quando faccio il Check-in all’aeroporto chiedo sempre, se possibile, di assegnarmi un posto accanto al finestrino per godermi la vista di tutta Izmir dall’alto’, ironizza innamorato della multiculturalità egea. Altra grande passione sono i siti archeologici come Efeso e Pergamo. ‘Dall’Agora di Pergamo si può ammirare un paesaggio magnifico ed è suggestivo trovarsi lì in uno dei cinque orari della preghiera musulmana, quando, da tutti i minareti della città si leva la voce che invita tutti (anche se in una lingua diversa dalla mia) ad alzare il proprio cuore verso il Cielo’ dice passando poi al fascino di Konya, intesa non solo come uno dei luoghi della prima predicazione del Vangelo, ma anche quale grande testimone dell’evoluzione storica della Turchia. ‘Sono poi stato colpito dalla figura e dal pensiero del grande mistico Mevlana. Contemporaneo di san Francesco, ne condivise numerosi aspetti: l’amore fraterno, la tolleranza, la lode di Dio. Raccomando a tutti di assistere alla preghiera dei Dervisci rotanti. Purché lo si faccia nel modo giusto: non per vedere uno spettacolo folkloristico, ma per lasciarsi coinvolgere in un atto rituale e di profonda spiritualità’, ammonisce Alessandro che pensando alla Turchia rievoca l’immagine della finestra, ‘luogo di comunicazione e di incontro’ come scriveva Don Andrea Santoro, e quella della stella che, se nella bandiera turca simboleggia la nascita di una nuova nazione, per Padre Alessandro riporta alla discendenza di Abramo ed Isacco. ‘Qual è questa discendenza? Non solo i cristiani, ma anche gli ebrei e i musulmani (per i quali il sacrificio di Abramo rappresenta una delle festività sacre più importanti dell’anno.). Le tre grandi religioni monoteiste che vedono in Abramo e nella sua fede uno dei loro fondamenti. Così questa immagine mi fa pensare che nel cielo stellato contemplato da Abramo all’inizio della sua esperienza (Gen 22,17) la Turchia è presente come una costellazione unica, bellissima’. Prendendo in affidamento questo preziosissimo pensiero, ringraziamo Padre Alessandro Amprino per la disponibilità e l’impegno concreto a rafforzare i ponti con la Turchia e il suo popolo.
Herşey için çok tesekkür ederiz!
A cura di Valeria Giannotta
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