Dopo sette anni si è celebrata la prima messa nella chiesa di san Ciriaco. Alla funzione erano presenti il patriarca armeno di Costantinopoli e il ministro turco della Cultura. Anche Ankara ha contribuito ai lavori con un finanziamento. L’edificio era stato chiuso ed espropriato nel 2015-2016 durante gli scontri fra esercito e Pkk.
Istanbul (AsiaNews) – Giornata storica per la comunità cristiana armena di Diyarbakır, città del sud-est della Turchia a maggioranza curda, che ha festeggiato ieri la prima messa domenicale dopo sette anni nella chiesa di san Ciriaco. Proprio in questi giorni, infatti, la più grande chiesa della comunità armena in Medio oriente ha riaperto al culto dopo un lungo periodo di interruzione. Alla celebrazione, a conferma dell’importanza, era presente anche l’85mo patriarca armeno di Costantinopoli Sahak II Mashalian e il ministro turco della Cultura e turismo Mehmet Nuri Ersoy.
La chiesa di san Ciriaco a Diyarbakır, nella parte orientale della Turchia, è fra i più importanti luoghi di culto del Paese per la tradizione armeno-cristiana. Si tratta infatti dell’unico luogo di culto della Chiesa apostolica armena di tutta l’area asiatica del Paese, ad eccezione quindi di Istanbul. L’edificio, di eccezionale valore storico e artistico, risale al XIV secolo dopo Cristo ed è caratterizzato da un frontale in cui si affacciano sette altari allineati. Riaperta al culto dopo diversi decenni di inutilizzo risale al 23 ottobre 2011, la chiesa di san Ciriaco è fra i luoghi religiosi armeni più grandi di tutto il Medio oriente.
Come molti altri edifici religiosi cristiani del Paese (fra i quali Chora e Santa Sofia) nella fase di passaggio dall’impero ottomano alla nascita della repubblica turca, nel 1913 la chiesa smette la propria funzione religiosa e diventa quartier generale dell’esercito tedesco. Alla fine della Grande guerra diventa un magazzino di Stato per tele e tessuti, uso che proseguirà fino agli anni ‘60 del secolo scorso, quando il governo turco la restituisce alla comunità armena – allora formata da poche decine di fedeli – anche se l’edificio è in gran parte inutilizzabile a causa dei numerosi incendi e per il prolungato inutilizzo.
Nel 2009 alcuni armeni di Istanbul formano un comitato per la ricostituzione dell’edificio, con il sostegno del Patriarcato armeno di Costantinopoli. Ottenuto il via libera dal governo turco e creato un finanziamento grazie a una raccolta fondi fra gli armeni di Istanbul e della diaspora, cui ha contribuito anche il ministero turco della Cultura e il comune di Diyarbakır, sono iniziati i lavori di ricostruzione della struttura, partendo dal tetto ricoperto usando terriccio armeno proveniente dal territorio circostante. A rendere eccezionale l’opera, il fatto che nella Turchia post-imperiale nessuna chiesa abbandonata è stata poi ripristinata come luogo di culto cristiano, finendo il più delle volte per essere adibiti a musei. Oggi l’edificio si estende su un’area di 3.200 metri quadrati, che comprende anche le abitazioni dei sacerdoti, altre cappelle e una scuola.
Nel 2015 la chiesa ha ricevuto il premio Europa Nostra Awards per il patrimonio culturale. Tuttavia, ciò non le ha impedito di venire coinvolta nei durissimi scontri fra esercito turco e milizie del Pkk (il Partito curdo dei lavoratori, fuorilegge e terrorista per Ankara) divampati nell’area a cavallo fra il 2015 e il 2016, subendo pesanti danni e finendo per essere chiusa un’altra volta. Nell’ambito dell’offensiva militare, il governo turco aveva disposto l’esproprio della chiesa di San Ciriaco e di tutte le altre chiese della metropoli che sorge sulla riva del fiume Tigri. L’impegno e la dedizione della comunità locale, oltre a un finanziamento stanziato da Ankara, hanno permesso la sistemazione dell’edificio, che ieri ha festeggiato la ripresa delle funzioni con una messa solenne.
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