Città del Vaticano – Soffiano minacciosi venti di guerra nel Caucaso: il Papa teme che l’attacco militare dell’Azerbaijan contro l’Armenia nella zona di confine, con scontri e artiglieria pesante, possa allargarsi. All’Angelus ha lanciato un drammatico appello alla comunità internazionale ad intervenire e a ricorrere alla via del dialogo.
«Rinnovo un cessate il fuoco globale che permetta la pace la sicurezza indispensabili per fornire assistenza umanitaria necessaria» alle popolazioni che si trovano in paesi in guerra. «Seguo con preoccupazione il riacuirsi delle tensioni armate nella regione del Caucaso, tra Armenia e Azerbaigian. Assicuro le mie preghiere per coloro che hanno perso la vita durante gli scontri e auspico che con l’impegno della comunita’ internazionale e il dialogo tra le parti si possa giungere ad una soluzione pacifica e duratura che abbia a cuore il bene di quelle amate popolazioni» ha detto.
L’attacco – come hanno evidenziato le agenzie internazionali – è stato lanciato il 12 luglio dalle forze rmate azere. In passato gli scontri si sono sempre concentrati nella zona del Nagorno, ma stavolta l’azione militare ha preso di mira il territorio sovrano dell’Armenia. Anche per il Vaticano è un pessimo segnale. Secondo diversi report arrivati Oltretevere sono stati bombardati alcuni paesini con artiglieria e droni, distruggemdo infrastrutture, case, danneggiando persino la ditta che produceva mascherine contro il Covid.
L’escalation sembra essere il frutto di una serie di concause politiche, come la massiccia propaganda del presidente Azero, in difficoltà internamente per una progressiva perdita di consensi. Ma tutto è da stabilire.
Nei giorni scorsi il portavoce del ministero della difesa dell’Azerbaijan ha annunciato che le forze armate azere avrebbero potuto lanciare un atttacco missilistico sulla centrale nucleare di Metsamor che si trova in Armenia (al confine con la Turchia). Se la centrale nucleare armena fosse colpita da missili azeri sarebbe possibile una pericolosa dispersione di materiale radioattivo che, in stile Chernobyl, non si fermerebbe ai soli paesi confinanti, tra cui la Turchia, ma anche a tutto il Medio Oriente.
L’Armenia chiede alla comunità internanale un sistema di monitoraggio credibile, e al Gruppo di Minsk di intervebire. La Turchia allineata con l’Azerbaigian ha promesso che l’Armenia «Pagherà il prezzo» per lo scontro con l’Azerbaigian.
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