Istanbul (Agenzia Fides) – “Tutte le minoranze presenti in Turchia condividono questo medesimo avviso: sotto il potere del Partito Akp, stiamo vivendo il periodo più pacifico e felice dai tempi della fondazione della Repubblica turca”. Così vede la situazione Sahak II Masalyan, nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli, secondo quanto riportato dai media turchi. Alcune dichiarazioni attribuite al l Patriarca – e diffuse in particolare giovedì 2 gennaio dal quotidiano nazionalista turco Akşam – sembrano destinate a far discutere. Nella sua esaltazione dell’attuale condizione delle minoranze nella Turchia guidata da Recep Tayyip Erdogan, il Patriarca cita i cambiamenti apportati nel 2008 nella legge sulle Fondazioni. Il Patriarca aggiunge che “il problema delle minoranze è sempre stato usato come argomento dalle potenze straniere per interferire negli affari dell’Impero ottomano”, e che al momento c’è da ritenersi soddisfatti “per il sostegno che riceviamo dallo Stato; raggiungiamo facilmente il nostro Presidente. I ministri spesso ci visitano e il Prefetto di Istanbul ci riserva sempre la sua benevola attenzione”.
Nelle sue dichiarazioni, il Patriarca ha sottolineato anche la distanza con gli ambienti della diaspora armena, che trasmette di generazione in generazione come fattore identitario la memoria dei massacri subiti dagli armeni in Anatolia nel 1915. ”Noi” ha aggiunto il Patriarca “siamo rimasti su questa terra dopo quegli eventi. Abbiamo scelto di vivere con il resto della popolazione, mentre la diaspora è rimasta ferma nel secolo passato”.
Nelle dichiarazioni riportate dai media turchi, il Patriarca ha ricordato che gli armeni apostolici in tutta la Turchia sono meno di 60 mila, in costante diminuzione, e che 33 delle 38 chiese facenti capo al Patriarcato sono concentrate nell’area di Istanbul.
L’Arcivescovo Sahak Masalyan è stato eletto Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli lo scorso 11 dicembre. Il processo elettorale per la scelta del nuovo Patriarca (vedi Fides 12/12/2019) è stato sofferto e segnato da controversie destinate a avere strascichi anche in futuro, provocate almeno in parte dall’intreccio tra personalismi ecclesiastici e interferenze degli apparati secolari locali. Nel febbraio 2018, l’ufficio del governatore di Istanbul aveva azzerato il processo elettorale già avviato per cercare il successore del Patriarca Mesrob, colpito già dieci anni prima da malattia neurodegenerativa invalidante. A quel tempo, le autorità turche avevano bloccato l’iter elettorale facendo appello alla circostanza che il Patriarca Mesrob era ancora vivo, seppur ridotto in stato vegetativo, e le disposizioni giuridiche turche prevedono che si possa eleggere un nuovo Patriarca armeno solo quando la carica rimane vacante con la morte del predecessore. Più di recente, aveva suscitato polemiche il decreto del Ministero dell’interno turco volto a restringere la rosa dei candidati ai soli arcivescovi residenti in Turchia, escludendo l’eventuale candidatura di arcivescovi del Patriarcato residenti all’estero. L’organo di stampa Agos, pubblicato a Istanbul in armeno e in turco, in un editoriale non privo di passaggi polemici, poche ore prima dell’elezione del nuovo Patriarca aveva rilevato che i due Arcivescovi Sahak Masalyan e Aram Ateşyan, rimasti a contendersi la carica patriarcale, avevano proseguito “le loro rispettive campagne” senza tener conto di preoccupazioni e malessere espressi dalla comunità locale per l’esclusione dei candidati residenti fuori dalla Turchia. Un modus operandi che a giudizio di Agos avrebbe provocato nel tempo ripercussioni negative sul cammino del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli. (GV) (Agenzia Fides 3/1/2020)
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