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2. SULLE TRACCE DI SAN GREGORIO – La vita del santo, raccontata nella sua terra

NARDO’ – I due viaggiatori, Laura Manieri e Lelè Pagliula, incontrano tanta fedeli, soprattutto durante la visita alla chiesa di Zvartnots e nel Monastero di Khor Virap, e constatano la loro profondo devozione e venerazione per San Grigor Lusavorich. Molti manifestano la volontà di venire in Italia per visitare Napoli e Nardò. Numerosi armeni e un sacerdote della chiesa di Khor Virap sanni che San Grigor è il Santo Patrono di Nardò. (La prossima puntata alle ore 16.30)

VITA  DI  SAN GREGORIO ARMENIO

San Gregorio nacque in Armenia nel 260 circa,da un padre parto di nome Amok e da una madre armena di nome Okaha. Il padre che apparteneva alla dinastia reale degli Arsacidi  assassinò il sovrano armeno Chosroe I  e per questo fu costretto a  rifugiarsi con la famiglia in Cappadocia nella città di Cesarea dove Gregorio venne educato al cristianesimo da un nobile convertito al cristianesimo di nome Eutelio.

Sembra che la nascita di Gregorio sia avvenuta vicino a un monumento eretto in onore di San Giuda Taddeo. Sposò una cristiana di nome Giuditta da cui ebbe due figli Aristakes e Verdanes, divenuti poi tutti e due santi. Dopo che fu ordinato sacerdote a Cesarea  ritornò in Armenia nel seguito del principe ereditario Tiridate che era in esilio dopo l’assassinio del padre.

Questo avvenne dopo la vittoriosa campagna nel 267  di Galerio contro i   persiani e per volontà e l’aiuto dell’imperatore  Diocleziano. Tiridate essendo cresciuto in territorio romano educato secondo la cultura tardo-ellenistica dell’impero che considerava i cristiani come disturbatori della società e della religione volle festeggiare il suo ritorno con una solenne cerimonia offrendo incenso alla dea Anahita, la grande madre, il cui famoso santuario era sul loro percorso di ritorno.

Gregorio rilevò la sua identità  cristiana, manifestò la sua missione di introdurre la religione cristiana nel suo paese natale  e rifiutò di mettere una corona alla statua della dea pagana. Per questo ebbe ben quattordici specie di torture, una più crudele dell’altra, e infine Tiridate lo fece legare mani e piedi e scaraventare  in un pozzo  nel celebre carcere della capitale chiamato  Khor Virap (Pozzo Profondo) circondato da serpenti e insetti velenosi dove rimase per ben quindici anni dal 298 al 313 mentre nel paese infuriavano le persecuzioni contro i cristiani.

Il monastero di Khor Virap, con il monte Ararat sullo sfondo, luogo di prigionia di Gregorio è l’immagine universalmente nota dell’Armenia, persino per coloro che non ci hanno mai messo piede o che addirittura non sanno nemmeno dove si trovi. E’ un luogo profondamente spirituale  oltre che luogo struggente per l’attaccamento e l’amore che la popolazione ha per questa montagna e per San Gregorio. Da evidenziare che il Monte Ararat che secondo la Bibbia è il luogo dove dopo l’inondazione approdò l’arca di Noè è completamente in territorio turco.

Continuando con  la vita di San Gregorio, la leggenda cristiana vuole che a seguito delle persecuzioni contro i cristiani il re armeno venisse colto da una terribile malattia mentale dovuta all’uccisione della vergine cristiana Hripsime di cui era innamorato e  che lo rifiutò.  Da questa  malattia  nessun medico riusciva a curarlo e nell’afflizione generale della corte, la sorella del re sognò che solo  l’incarcerato Gregorio avrebbe potuto   guarirlo; per cui Gregorio sopravvissuto miracolosamente  nella fossa fu portato a corte dove guarì il re dalla malattia ed esortò lui ed i principi ad accettare la religione cristiana catechizzandoli per sei mesi e ottenendone la conversione al punto tale che Tiridate fece distruggere gli idoli e abolì il paganesimo .

Nel contempo Gregorio, traversando  tutta l’Armenia, trasformò i templi romani in chiese erigendo altari e croci ma rimandando però la loro consacrazione e il battesimo del re non essendo ancora Vescovo. Per questo motivo Tiridate e i principi lo elessero pastore supremo dell’Armenia e lo accompagnarono con una foltissima schiera di cavalieri a Cesarea, in Cappadocia, per la consacrazione che avvenne dalle mani del  vescovo metropolita Leonzio che per l’occasione convocò nel 314  il Sinodo di Cesarea dove  parteciparono  venti vescovi  con grande gioia  e festa di tutti i convenuti e del popolo per lui e per la conversione dell’Armenia.

Nel viaggio di ritorno in Armenia vi fu uno scontro armato con la città ancora pagana di Astisat dove Gregorio prese possesso dell’antica sede vescovile vacante a causa delle persecuzioni. Vi sono testimonianze sulle rive dell’Eufrate dove Gregorio battezzò il re Tiridate, molti principi e soldati, sua moglie e le sue sorelle. Gregorio con la proclamazione del Cristianesimo come religione di Stato,  organizzò  la rinascita della Chiesa Armena consacrando e inviando nuovi vescovi e sacerdoti nelle diocesi, richiamò per aiutarlo i suoi due figli rimasti a Cesarea molto riluttanti perché dediti alla via d’anacoreta e nominò Aristakes suo ausiliare che lo sostituì al governo della Diocesi durante i suoi frequenti periodi di ritiro in eremitaggio.

Gregorio morì all’incirca nell’anno 328 mentre era in un eremo sul monte Seppouh e fu sepolto in un suo podere a Thordam, villaggio nella regione di Daranalik. La guida della Chiesa Armenia fu portata avanti dal figlio Vertanes essendo stato ucciso  l’altro figlio Aristakes ucciso a Sofene da Archelao . Entrambi vennero canonizzati Santi dalla Chiesa Apostolica Armena.

E’ confermata la notizia di un viaggio che fece Gregorio insieme al re Tiridate a Roma per fare una visita al’’imperatore Costantino e nell’occasione si incontrò anche con Papa Silvestro da cui ebbe il titolo  di Patriarca d’Oriente. A sua volta il figlio Aristakes aveva partecipato nel 325 al consiglio di Nicea, proclamato dall’Imperatore Costantino I per discutere e fissare alcuni importanti punti della fede cristiana.

Le  reliquie del Santo vennero portate inizialmente nel villaggio armeno di Tharotan, ma in seguito si sparsero in vari luoghi: la sua mano destra si troverebbe a Etchmiadzin, la sinistra a Sis e il cranio a Napoli nella Chiesa di San Gregorio Armenio dove è stato trasportato da Costantinopoli per sottrarlo alla furia iconoclasta e si suppone che alcune reliquie siano arrivate da Napoli a Nardò.

Da aggiungere che la chiesa Armena pur tra tante vicissitudini e persecuzioni, l’ultima quella dell’ex regime sovietico, è stata sempre fedele a Roma donando alla chiesa figure di Santi e Martiri e ha manifestato sempre una fede genuina in un contesto molto influenzato e osteggiate dal mondo Islamico e dal mondo  Ortodosso che la circonda.

Parlando con alcuni fedeli  soprattutto durante la visita  alla chiesa di Zvartnots e nel Monastero di Khor Virap, ho avuto modo di constatare la loro profondo devozione e venerazione  per San Grigor Lusavorich e molti di loro hanno manifestato la volontà di venire in Italia per visitare Napoli e la Chiesa di San Gregorio e la nostra città. Numerosi armeni e un sacerdote della chiesa di Khor Virap sapeva  che San Grigor è il Santo Patrono di Nardò.

VITA  DI  SAN GREGORIO ARMENIO

San Gregorio nacque in Armenia nel 260 circa,da un padre parto di nome Amok e da una madre armena di nome Okaha. Il padre che apparteneva alla dinastia reale degli Arsacidi  assassinò il sovrano armeno Chosroe I  e per questo fu costretto a  rifugiarsi con la famiglia in Cappadocia nella città di Cesarea dove Gregorio venne educato al cristianesimo da un nobile convertito al cristianesimo di nome Eutelio.

Sembra che la nascita di Gregorio sia avvenuta vicino a un monumento eretto in onore di San Giuda Taddeo. Sposò una cristiana di nome Giuditta da cui ebbe due figli Aristakes e Verdanes , divenuti poi tutti e due santi. Dopo che fu ordinato sacerdote a Cesarea  ritornò in Armenia nel seguito del principe ereditario Tiridate che era in esilio dopo l’assassinio del padre.

Questo avvenne dopo la vittoriosa campagna nel 267  di Galerio contro i   persiani e per volontà e l’aiuto dell’imperatore  Diocleziano. Tiridate essendo cresciuto in territorio romano educato secondo la cultura tardo-ellenistica dell’impero che considerava i cristiani come disturbatori della società e della religione volle festeggiare il suo ritorno con una solenne cerimonia offrendo incenso alla dea Anahita, la grande madre, il cui famoso santuario era sul loro percorso di ritorno.

Gregorio rilevò la sua identità  cristiana , manifestò la sua missione di introdurre la religione cristiana nel suo paese natale  e rifiutò di mettere una corona alla statua della dea pagana. Per questo ebbe ben quattordici specie di torture , una più crudele dell’altra, e infine Tiridate lo fece legare mani e piedi e scaraventare  in un pozzo  nel celebre carcere della capitale chiamato  Khor Virap (Pozzo Profondo) circondato da serpenti e insetti velenosi dove rimase per ben quindici anni dal 298 al 313 mentre nel paese infuriavano le persecuzioni contro i cristiani.

Il monastero di Khor Virap, con il monte Ararat sullo sfondo, luogo di prigionia di Gregorio è l’immagine universalmente nota dell’Armenia, persino per coloro che non ci hanno mai messo piede o che addirittura non sanno nemmeno dove si trovi. E’ un luogo profondamente spirituale  oltre che luogo struggente per l’attaccamento e l’amore che la popolazione ha per questa montagna e per San Gregorio. Da evidenziare che il Monte Ararat che secondo la Bibbia è il luogo dove dopo l’inondazione approdò l’arca di Noè è completamente in territorio turco.

Continuando con  la vita di San Gregorio , la leggenda cristiana vuole che a seguito delle persecuzioni contro i cristiani il re armeno venisse colto da una terribile malattia mentale dovuta all’uccisione della vergine cristiana Hripsime di cui era innamorato e  che lo rifiutò.  Da questa  malattia  nessun medico riusciva a curarlo e nell’afflizione generale della corte, la sorella del re sognò che solo  l’incarcerato Gregorio avrebbe potuto   guarirlo; per cui Gregorio sopravvissuto miracolosamente  nella fossa fu portato a corte dove guarì il re dalla malattia ed esortò lui ed i principi ad accettare la religione cristiana catechizzandoli per sei mesi e ottenendone la conversione al punto tale che Tiridate fece distruggere gli idoli e abolì il paganesimo .

Nel contempo Gregorio, traversando  tutta l’Armenia, trasformò i templi romani in chiese erigendo altari e croci ma rimandando però la loro consacrazione e il battesimo del re non essendo ancora Vescovo. Per questo motivo Tiridate e i principi lo elessero pastore supremo dell’Armenia e lo accompagnarono con una foltissima schiera di cavalieri a Cesarea , in Cappadocia, per la consacrazione che avvenne dalle mani del  vescovo metropolita Leonzio che per l’occasione convocò nel 314  il Sinodo di Cesarea dove  parteciparono  venti vescovi  con grande gioia  e festa di tutti i convenuti e del popolo per lui e per la conversione dell’Armenia.

Nel viaggio di ritorno in Armenia vi fu uno scontro armato con la città ancora pagana di Astisat dove Gregorio prese possesso dell’antica sede vescovile vacante a causa delle persecuzioni. Vi sono testimonianze sulle rive dell’Eufrate dove Gregorio battezzò il re Tiridate, molti principi e soldati , sua moglie e le sue sorelle. Gregorio con la proclamazione del Cristianesimo come religione di Stato,  organizzò  la rinascita della Chiesa Armena consacrando e inviando nuovi vescovi e sacerdoti nelle diocesi, richiamò per aiutarlo i suoi due figli rimasti a Cesarea molto riluttanti perché dediti alla via d’anacoreta e nominò Aristakes suo ausiliare che lo sostituì al governo della Diocesi durante i suoi frequenti periodi di ritiro in eremitaggio.

Gregorio morì all’incirca nell’anno 328 mentre era in un eremo sul monte Seppouh e fu sepolto in un suo podere a Thordam , villaggio nella regione di Daranalik. La guida della Chiesa Armenia fu portata avanti dal figlio Vertanes essendo stato ucciso  l’altro figlio Aristakes ucciso a Sofene da Archelao . Entrambi vennero canonizzati Santi dalla Chiesa Apostolica Armena.

E’ confermata la notizia di un viaggio che fece Gregorio insieme al re Tiridate a Roma per fare una visita al’’imperatore Costantino e nell’occasione si incontrò anche con Papa Silvestro da cui ebbe il titolo  di Patriarca d’Oriente. A sua volta il figlio Aristakes aveva partecipato nel 325 al consiglio di Nicea, proclamato dall’Imperatore Costantino I per discutere e fissare alcuni importanti punti della fede cristiana.

Le  reliquie del Santo vennero portate inizialmente nel villaggio armeno di Tharotan, ma in seguito si sparsero in vari luoghi: la sua mano destra si troverebbe a Etchmiadzin , la sinistra a Sis e il cranio a Napoli nella Chiesa di San Gregorio Armenio dove è stato trasportato da Costantinopoli per sottrarlo alla furia iconoclasta e si suppone che alcune reliquie siano arrivate da Napoli a Nardò.

Da aggiungere che la chiesa Armena pur tra tante vicissitudini e persecuzioni , l’ultima quella dell’ex regime sovietico, è stata sempre fedele a Roma donando alla chiesa figure di Santi e Martiri e ha manifestato sempre una fede genuina in un contesto molto influenzato e osteggiate dal mondo Islamico e dal mondo  Ortodosso che la circonda.

Parlando con alcuni fedeli  soprattutto durante la visita  alla chiesa di Zvartnots e nel Monastero di Khor Virap,  ho avuto modo di constatare la loro profondo devozione e venerazione  per San Grigor Lusavorich e molti di loro hanno manifestato la volontà di venire in Italia per visitare Napoli e la Chiesa di San Gregorio e la nostra città . Numerosi armeni  e un sacerdote della chiesa di Khor Virap sapeva  che San Grigor   è il Santo Patrono di Nardò.


 

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